Illusionismo, Mentalismo e Problem Solving

Per risolvere problemi occorre cambiare il modo di rappresentarli. Un concetto proprio dell’arte dell’illusionismo e del mentalismo e un sistema di pensiero proprio di tutti coloro che sono abituati a rappresentare, in scena, una realtà costruita per illudere il pubblico che questa sia vera.
Oltre all’illusionismo pensiamo al cinema e al teatro, dove la finzione scenica, se ben costruita, catapulta lo spettatore in un mondo irreale e illusorio e, allo stesso tempo, credibile.
Se questa capacità di costruire “un cambiamento apparentemente impossibile” riusciamo ad applicarla al lavoro e alla nostra vita, possiamo dedurre che l’impossibile è possibile quando viene pensato. Prendiamo, come esempio, due tipici principi del pensiero e dell’arte illusionistica: la pars pro toto e il “passo avanti“. Nel caso del Triangolo di Kanisza (una nota illusione ottica) si mostra una parte e si lascia che la mente di chi osserva finisca il lavoro completando la realtà (fig.1).

fig. 1

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Stesso principio alla base dell’introduzione dei vaccini, ma in questo caso entra in gioco anche il principio del “passo avanti”: utilizzo una “porzione di malattia” per combattere l’intera malattia (pars pro toto) ma inoculo il vaccino molto prima che lo stato patologico si manifesti, quindi anticipo la possibilità della malattia, risolvendo il problema del curare molte persone malate evitando, teoricamente, che si ammalino.
Quindi l’utilizzo di questi espedienti genera una diversa prospettiva della realtà che spesso si rivela la leva giusta che serve per risolvere questo o quel problema.
Tutto nasce da una caratteristica fondamentale della mente che sa usare il pensiero illusionistico e il pensiero laterale: non accettare in modo passivo le premesse che gli vengono poste. Saper modificare le premesse per raggiungere il risultato del problema; ristrutturare il linguaggio (o addirittura il problema stesso) è fondamentale nella ristrutturazione del discorso o del problema nel suo complesso.
La letteratura, la religione e la storia sono ricchi di esempi in tal senso. Ulisse, Teseo, Gesù, il Capitano Kirk dell’Enterprise sono tutti eccellenti paladini del pensiero laterale: sono in grado di pensare all’alternativa e di trovare anche il modo per realizzarla che, a quel punto, diventa la parte meno difficile del processo di problem solving. Se ne deduce che il vero potere di un mago, di un attore, di un leader o di un problem solver sta nella sua mente, nella sua capacità di trovare rapidamente alternative.

Per attivare (alcuni preferiscono riattivare, dal momento che i bambini sono migliori problem solver degli adulti) questa capacità occorre riappropriarsi della spontaneità e liberarsi dai vincoli mentali imposti dall’abitudine e dall’educazione (intesa come ripetizione di determinati comportamenti di fronte alle varie situazioni che si presentano). In una parola, liberarsi dai pregiudizi e dagli stereotipi che incanalano la nostra visione della difficoltà e restringono le possibilità di intravedere soluzioni alternative. In questo senso, ancora una volta, l’arte illusionistica è un’ottima “scuola di pensiero”.

Il potere del prestigiatore, infatti, non è tanto nelle tecniche e nella destrezza delle mani ma nella sua mente, nel pensiero, nella sua capacità di costruire alternative che il pensiero logico e verticale non sa e trovare. “I problemi in quanto costruzioni mentali, esistono solo rispetto alla mente di qualcuno” scrive Matteo Rampin nel suo libro “Pensare come un Mago“: è la nostra mente il campo di analisi del problem solver, alla ricerca di quei meccanismi mentali, pregiudizi, inclinazioni e di ogni altra difficoltà che ci porta davanti a una forma di autoinganno che è, poi, l’essenza stessa del problema.
Un lavoro che passa dalla costruzione di significati alternativi per la realtà che ci circonda.
Citando ancora Rampin: “conviene pensare non a come trasformare l’impossibile in possibile, ma a come trasformare il possibile in impossibile (ossia rendere impossibile agli altri la comprensione delle cose” che è esattamente ciò che fa il prestigiatore, il quale deve lavorare sempre su due visioni opposte della realtà: quella dello spettatore, che poggia sulla logica verticale, e quella propria, interna, che fa diventare appunto il possibile (i movimenti, i gesti, le tecniche ecc.) impossibile.

Se ti interessa questo argomento guarda la scheda del Corso: Risolvere Problemi con il Pensiero Illusionistico e il Mentalismo

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