Ipnosi: cosa dovresti sapere – prima parte

Forse nulla come l’ipnosi è in grado di affascinare e creare stupore o timore nelle persone. La letteratura, la cinematografia e gli spettacoli da palcoscenico hanno contribuito ad alimentare questa visione ambivalente. La figura dell’ipnotista, da parte sua, è stata di volta in volta ammantata di mistero, capacità di mistificazione, malvagità o incredibili poteri di controllo delle menti altrui (anche positivi, trasformandolo in una sorta di “santone”). Svengali, il personaggio immaginario del racconto di George du Maurier, nel 1894, non sarebbe forse diventato il prototipo di quanto di peggio potesse associarsi alla figura dell’ipnotista, se non fosse diventato anche il protagonista di un celebre film di John Barrymore del 1931 che prende il titolo dal suo nome. Racconto e film contengono parecchie inesattezze sull’ipnosi e grossolane esagerazioni sui “poteri” dell’ipnotista: in realtà la figura del protagonista è quella dell’ipnotista da palcoscenico, quello che con sguardo magnetico (e un po’ inquietante) domina la platea e i soggetti ipnotizzati facendo loro compiere azioni incontrollate e straordinarie. D’altra parte l’ipnosi è scientificamente studiata da poco più di un secolo rispetto a una storicizzazione del fenomeno che risale a circa 3000 anni fa (per gli interessati rimando a questo link per un breve excursus storico).

La realtà è molto meno spettacolare (e inquietante) anche se molto più interessante. Rimuovendo, infatti, l’abusata figurazione dell’ipnosi come “controllo della mente altrui”, possiamo scoprire che il dibattito sull’argomento è ancora molto acceso. La definizione ufficiale del CIICS (Centro Italiano di Ipnosi Clinica e Sperimentale) è addirittura più restrittiva rispetto a quella comunemente adottata dagli ambienti universitari che la descrive come: “la manifestazione plastica dell’immaginazione creativa adeguatamente orientata in una precisa rappresentazione mentale, sia autonomamente (autoipnosi), sia con l’aiuto di un operatore con il quale si è in relazione” e recita infatti che l’ipnosi è semplicemente “la manifestazione plastica dell’immaginazione creativa adeguatamente orientata”.

Una definizione che escluderebbe la cosiddetta ipnosi regressiva (quella che ci porterebbe a esplorare le nostre vite precedenti) e che, forse, mette in dubbio persino la valenza terapeutica della pratica condotta dall’operatore-ipnotista (ipnositerapia). Si avvicina molto, invece, al pensiero di Milton Erickson che toglie peso all’ipnotista spogliandolo delle sue presunte qualità-poteri e ribaltando invece le potenzialità derivanti dallo stato di trance indotto dall’ipnosi sull’individuo ipnotizzato che, aiutato dall’operatore attraverso un sapiente utilizzo del linguaggio, riorienta i problemi favorendone la soluzione o libera capacità che sono già latenti nel subconscio dell’individuo.

Sfruttando, infatti, lievi alterazioni della coscienza favorite (più che determinate) dal dialogo strategico, l’ipnotista può suggerire delle piste di soluzione all’inconscio, aggirando le resistenze e la rimozione che la coscienza opporrebbe al cambiamento e alla soluzione di problemi. Non solo, quindi, un subconscio visto come serbatoio di soluzioni (e non già come deposito di eventi traumatici rimossi come voleva Freud), aperto dal soggetto stesso grazie all’aiuto dell’operatore che sfrutta la sua capacità di utilizzo della comunicazione e tecniche di induzione ipnotica, perlopiù indirette, per aiutare le persone a conoscersi, migliorare o anche guarire (se utilizzate in psicoterapia da professionisti abilitati).

Risultato non di poco conto, se ci pensiamo bene, perché se associamo all’induzione ipnotica il potere di rimuovere gli ostacoli (schemi mentali, bias cognitivi, trappole mentali) che lo stato di piena coscienza frappone, senza che noi ne abbiamo piena consapevolezza, tra  il problema e il risultato oppure tra le nostre potenzialità e il loro pieno sviluppo frenato in qualche modo dall’incapacità di pensare in modo differente, creativo o contro-intuitivo, scopriamo come l’ipnosi possa rappresentare un potente strumento per la crescita personale.

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