“In origine le parole erano magiche” scrivevano Freud e De Shazer. In seguito Paul Watzlawick, autore del testo fondamentale “Pragmatica della comunicazione umana” e poi Milton Erikson, considerato il padre dell’ipnosi conversazionale, hanno codificato e applicato alla realtà il valore strategico della comunicazione e del linguaggio come potenti strumenti del cambiamento.
L’ipnosi conversazionale, in particolare, rappresenta una sintesi perfetta tra il potere del linguaggio e la sua capacità di creare “azione nel comunicare” ovvero vera e propria Comunic-Azione.
In cosa consiste? Se assumiamo come valida l’affermazione “non si può non comunicare” e intendiamo il processo della comunicazione come una interazione continua e in divenire tra emittente e ricevente grazie alla retroazione (o feedback), allora dobbiamo dedurre che la comunicazione è in grado di generare e determinare l’agire ma anche, a questo punto, di condizionarlo.
Tutto ciò trova applicazioni in terapia (ed è un campo di cui non mi occupo), ma anche nella gestione del cambiamento personale e aziendale e nell’applicazione pratica (e quindi nella pragmatica) della comunicazione (vendita, public speaking, propaganda elettorale, pubblicità, marketing ecc.).
Se è vero che “ogni realtà cambia a seconda di come viene comunicata“, allora comunicare in maniera persuasiva significa modificare il set mentale degli interlocutori, influire sulla loro rappresentazione della realtà e spingerli all’azione: significa saper gestire relazioni, conflitti, consenso, persuasione, motivazione…
Come coniugare, allora, un’attività così “relazionale” come la comunicazione con l’ipnosi che agisce, invece, sui centri dell’attenzione e utilizza tecniche di allentamento dell’autocontrollo attraverso canali verbali e non verbali? Dimenticate la così detta “ipnosi da palco”, ossia quell’attività teatrale o cinematografica dove un’ignara vittima viene condotta a fare cose di cui non ha il controllo o la consapevolezza. L’ipnosi conversazionale si basa sul sapiente utilizzo di tecniche verbali e non verbali per spostarsi dal livello della semplice interazione (dominio della comunicazione) a quello più profondo dell’attenzione e della rimozione delle resistenze e dei filtri che creano disfunzionalità nella comprensione e resistenze all’azione e al cambiamento.
L’ipnosi conversazionale e la comunicazione strategica sono, allora, due potenti strumenti che possono essere utilizzati in Azienda e nell’attività professionale: in ambito manageriale la comunicazione strategica è ritenuta dal 91% degli esperti la più importante competenza per i leader, così come nei contesti aziendali il saper creare un’adeguata relazione emotiva all’interno dell’organizzazione rappresenta uno dei pilastri fondamentali su cui si basa il buon funzionamento del sistema.
Per quanto riguarda gli aspetti “etici” dell’ipnosi rimando all’articolo “Ipnosi: potenzialità e pericoli“, sempre su questo blog.
I corsi su questo argomento: