Dialogo strategico per fuggire dalle nostre trappole mentali

trappole_mentaliGran parte dei problemi quotidiani di cui siamo vittime non provengono dall’esterno, ma sono costruiti da noi stessi e dalla nostra mente. E’ la profondità stessa del nostro cervello e la sua capacità di immaginare e costruire la realtà intorno a noi che ci rende schiavi delle sue stesse costruzioni. Ecco che allora, per uscire dalle costruzioni (e soprattutto dalle costrizioni), che inconsciamente creiamo, ci occorre l’intervento di qualcuno che, dall’esterno, ci aiuti a ristrutturare il pensiero e a metterlo sul “binario giusto”. Molte sono le tecniche utilizzabili. Sarebbe riduttivo indicarne di migliori e di peggiori, anche perché così come un martello non può essere utile per svitare una vite, così in base al problema da risolvere è sensato utilizzare lo strumento giusto.
Il dialogo strategico, e quindi l’uso strategico della parola per modificare gli assetti mentali sbagliati, trovo che possa essere una soluzione rapida, estremamente efficace e soprattutto duratura per ristrutturare alcune costruzioni mentali sbagliate o dannose per noi stessi e per la gestione della vita con gli altri.

Suddividiamo quindi le trappole mentali in due grandi classi: quella del pensare e quella dell’agire, in base alla classificazione fatta dal Prof. Nardone nel suo bellissimo libro “Psicotrappole“, e guardiamo con attenzione questo elenco:

1. L’inganno delle aspettative
2. L’illusione della conoscenza definitiva
3. Il mito del ragionamento perfetto
4. Lo sento quindi è
5. Pensa positivo
6. Coerenza a ogni costo
7. Sopravvalutare/sottovalutare

e ancora

1. Insistere
2. Rinunciare e arrendersi
3. La mania del controllo
4. L’evitamento
5. Il rimandare
6. L’aiuto che danneggia
7. Difendersi preventivamente
8. Socializzare tutto

In quanti casi ritroviamo noi stessi e quelli che ci circondano? Quali convinzioni intime o indotte dagli altri diventano vere e proprie ossessioni limitanti per un sereno equilibrio tra realtà e aspettative, tra controllo di se stessi e controllo degli altri? In quanti casi ci sentiamo prigionieri di atteggiamenti che limitano lo sviluppo di noi stessi?

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