Motivazione, padronanza di sè e intelligenza emotiva secondo Melville

27.024000,27.024000

Leggere Herman Melville, può portare a interessanti scoperte in tema di Motivazione Aziendale, padronanza di sè e intelligenza emotiva. Tutti ricordiamo lo scrittore americano per il suo più famoso romanzo, Moby Dick, ma un piccolo scritto molto meno famoso, curiosamente, fa da contraltare all’avventura del Capitano Achab e alla sua ossessiva (e fatale) caccia alla Balena Bianca.
Si tratta di Bartleby, la storia enigmatica di uno scrivano che trascorre la propria vita nell’oscuro anonimato di un piccolo e grigio ufficio d’avvocati newyorkese. Nulla di più distante dagli scenari imponenti e maestosi dei sette mari attraverso i quali si dipana la caccia mortale di Achab. Ed ecco il perché del parallelismo e del contrappasso delle due figure letterarie, e anche la ragione di questa piccolissima analisi.
Bartleby è il paradigma dell’impiegato rinunciatario, impermeabile a qualsiasi entusiasmo, incapace di provare alcuna passione per il compito che svolge, sebbene lo faccia con alacrità, impegno e dedizione maniacali. Sollecitato a uscire dai limiti del proprio lavoro di scrivano, a crescere in ruolo e responsabilità, Bartleby oppone, infatti, pacati ma irremovibili rifiuti. E a nulla vale la sollecitazione formale del suo capo che non riesce ad avere la meglio sull’ostinazione di un impiegato del tutto refrattario alla motivazione lavorativa in un ambito determinato da quello che potremmo definire “basso commitment”. Proprio questo atteggiamento rinunciatario, infatti, ha una valenza epidemiologica sulla motivazione degli altri impiegati e, paradossalmente, l’irragionevolezza di uno solo infetta il clima di tutta la struttura. Un totale scollamento tra azienda e persone, il cui unico timore diventa perdere quel posto di lavoro che consente loro di realizzarsi pienamente solo al di fuori di esso. Quante aziende conosciamo, affette da questa situazione? E quanti Bartleby?

Di contro, la figura ossessionata e ossessiva del Capitano Achab, un ispiratore dei propri uomini fino alla follia collettiva; l’eccesso di ispirazione nell’annientare Moby Dick trascinerà, infatti, la nave e il suo equipaggio ad un tragico epilogo. Il parallelismo tra le due figure letterarie non è mio ma di Borges: “la monomania di Achab contagia e finalmente annienta tutti gli uomini della nave; il candido nichilismo di Bartleby contamina i compagni di lui e anche lo stolido signore che riferisce la sua storia“, scrive appunto Borges.
Achab è concentrato sul suo ruolo di comandante, animato dal fuoco della motivazione e dell’obiettivo che esclude ogni compromesso con la realtà. Entrambi i personaggi sono affetti da una carenza di comunicazione, entrambi, per motivi diversi, sono avulsi dalla realtà aziendale (se anche la nave può essere vista metaforicamente in questo modo).
Apatia e follia iperattiva, due facce della stessa medaglia che sfociano nel disastro: in entrambi manca un tratto caratteristico della soggettività completamente compiuta, ossia la padronanza personale, che deriva da una completa consapevolezza di sè, del proprio talento e dei propri limiti. In poche parole del dominio dell’intelligenza emotiva che, con l’aiuto della formazione aziendale si può sviluppare, potenziare o bilanciare.

Comments are closed.