Il Coronavirus vive nel Mediocristan: sistemi e imprese

 

Il Coronavirus e l’impatto della crisi sulle imprese

Il Coronavirus non si trova nell’Estremistan ma è un evento tipico del Mediocristan. Per dirla (ancora) con Nassim N. Taleb, il Coronavirus non è un Cigno Nero.
Anche se appare tale, infatti, una pandemia non è certo un evento impensabile. Senz’altro non facilmente prevedibile (soprattutto nel “quando”) ma non impensabile. Se i piani aziendali non sono pronti (mediamente) a questo tipo di evenienze e non lo sono i piani di alcuni governi (cosa decisamente più grave) è perché il vivere nel Mediocristan ci spinge istintivamente a “prevedere” solo eventi normali, già accaduti nella nostra esperienza più o meno recente e nel nostro vissuto o ditribuiti secondo le probabilità.
Per questa ragione il Coronavirus (ma lo sarebbe qualsiasi altra epidemia) è vissuto come un evento straordinario, un Cigno Nero che abita invece, come vuole Taleb, nell’Estremistan (insieme a tutti gli altri cigni neri).

Il Tacchino Induttivista

Per  comprendere meglio il concetto mettiamoci dalla parte del Tacchino Induttivista (quello di Russel e Popper).
Poiché il tacchino viene quotidianamente sfamato dal contadino, il Tacchino Induttivista costruisce un modello previsionale basato sulla stabilità di questa situazione e non vede ragione per modificare il proprio sistema di vita (senza dubbio ritiene di vivere nel Mediocristan). Cosa romperà questo modello? L’arrivo del Giorno del Ringraziamento.
Per il Tacchino il Giorno del Ringraziamento è un Cigno Nero ma, guardando bene la realtà, possiamo facilmente comprendere che lo è solo per lui e non per il contadino che lo ha sfamato e ingrassato.

Mediocristan versus Estremistan

Giusto per chiarirci, il Mediocristan è quel “territorio virtuale” nel quale il risultato totale non è determinato da un singolo evento (positivo o negativo). In questo territorio, le variazioni dovute agli eventi estremi rispetto alla media sono talmente rare da diventare trascurabili: per questa regione sono ritenute impossibili.
Per esemplificare, immaginiamo uno scrittore che alla pubblicazione del proprio libro, ottenga un numero di vendite basse ma costanti, e per questa ragione pianifichi la propria vita sulla base di queste entrate. La curva che misura la statistica di questo ipotetico scrittore è una curva gaussiana (quella maggiormente utilizzata in statistica).

L’Estremistan è invece quel territorio altrettanto virtuale dominato però da eventi non prevedibili, estremi appunto, statisticamente improbabili ma proprio per questo forieri di cambiamenti radicali (siano essi positivi o negativi).
Per tornare all’esempio dello scrittore, è come se il nostro ad un certo punto scrivesse un bestseller assoluto (avete presente Stephen King o la Rowling?). In questo caso lo scrittore, con le stesse capacità letterarie e con lo stesso sforzo impiegato per scrivere un altro dei propri libri, per una serie imprevedibile di circostanze diventa un attore primario del panorama degli scrittori e vende improvvisamente milioni di copie: ecco il Cigno Nero.

Crisi del Sistema Sanitario versus Crisi del Sistema Imprenditoriale

Tornando al concetto espresso più sopra, la crisi in atto, dovuta al Coronavirus, impatta in modo differente secondo il punto di vista dal quale guardiamo: mentre per i sistemi sanitari il Coronavirus non può essere un Cigno Nero (le epidemie rientrano nel campo delle probabilità) per il Sistema Imprenditoriale la pandemia lo è (poi vedremo però che forse le cose stanno cambiando anche in questo ambito).

I sistemi sanitari nazionali (o perlomeno quelli italiani) non sono organizzati per affrontare i Cigni Neri dell’Estremistan, vivono serenamente nel Mediocristan e pianificano in base alle curve gaussiane.
La cosa interessante (e invero un po’ inquietante) è che non solo avrebbero dovuto prevedere un accadimento pandemico (certamente estremo ma altrettanto prevedibile in quanto ciclico) e a quanto pare lo avrebbero anche previsto (anche se i piani per affrontarlo pare non siano stati aggiornati, si dice, dal 2010; ma non voglio entrare in questo argomento).
Una volta accaduto l’evento estremo molti lo hanno definito un Cigno Nero, un accadimento imprevedibile anche se, come si può facilmente capire, così estremo non era (almeno nel calcolo delle probabilità). Ciò che non si capisce è perché, una volta accaduto l’evento estremo e in previsione della seconda ondata che attualmente stiamo vivendo, non si sia applicata alcuna strategia volta ad affrontarlo in maniera efficace.

Il Coronavirus e l’impatto della crisi sulle imprese

Diverso, come si diceva, è l’ambito delle Imprese. Sebbene il mercato, la globalizzazione e l’avanzamento tecnologico stiano spingendo le imprese dell’information technology e quelle del manifatturiero dal Mediocristan all’Estremistan (ma sarà oggetto di un altro articolo), una pandemia globale rappresenta per queste realtà, senza dubbio un Cigno Nero.
Poiché non è stato possibile prevedere questo evento, come affrontarlo in modo efficace cercando di non soccombere?
Le leve non sono molto diverse da quelle da attuare in una sana gestione aziendale.

Non ci sono ricette ma solo qualche suggerimento

Purtroppo non esistono ricette risolutive ma, come dicevamo, una buona gestione aiuta. Vediamo qualche suggerimento:

  • Pianificare (il più possibile con precisione): vivere nel “qui e ora” in azienda non è mai una buona idea
  • Introdurre o potenziare il controllo di gestione
  • Prestare massima attenzione al Ritorno degli Investimenti (ROI) sia nell’ambito marketing che nella gestione delle risorse umane
  • Utilizzare con attenzione le leve di credito (valutare l’esposizione che rimarrà anche dopo la crisi per non allungare i tempi di ripresa e recupero)
  • Passare (ove possibile) da un sistema di vendita a “volume” a uno a “valore” (viste le prevedibili contrazioni dei volumi)
  • Lavorare sulla comunicazione interna in vista del supporto continuo offerto alle persone nella comprensione e gestione della crisi e del cambiamento in atto
  • Potenziare il management e la leadership per mantenere compatta la squadra (ricordiamo sempre che l’Azienda è costituita dalle Persone che la compongono) e per offrire una guida sicura e autorevole verso l’uscita dalla crisi
  • Prestare massima attenzione ai flussi di cassa (ossia chiudere il più velocemente possibile le trattative in corso, ridurre i tempi di fatturazione e di incasso, agire sul recupero crediti attraverso negoziazioni mirate al recupero rapido del credito, parimenti agire sul pagamento dei fornitori e, infine, rimodulare periodicamente il breack-even point in funzione di entrate e uscite per avere sott’occhio sempre una bussola precisa)
  • Trasformare il più possibile i costi fissi in costi variabili attraverso l’outsourcing di risorse che non impattino sul “core aziendale”

Per concludere, nell’ambito del decision making può essere utile un approccio metodologico usato in ambito militare (i militari teoricamente  vivono o dovrebbero vivere nell’Estremistan): l’approccio OODA (Observe, Orient, Decide, Action). Questo prevede un’accurata Osservazione del contesto esterno (il mercato in questo caso) correlandolo alla situazione realistica dell’interno (l’azienda e le sue potenzialità).

In base a questa, l’Orientamento delle linee da applicare per “adattarsi” al contesto di crisi (ricordiamo che un atteggiamento rigido è più rischioso di un atteggiamento flessibile e in grado di adattarsi). A seguito di questi due primi passaggi: Decisione (ponderata, condivisa, rapida) per passare poi all’Azione e quindi all’attuazione.
Come facilmente intuibile il processo è circolare e così va costantemente applicato per attenuare gli effetti del Coronavirus e l’impatto della crisi sulle imprese.

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