Coronavirus ed effetti sulla nostra psiche. Cosa possiamo fare?

covid19 psiche disagio

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Quali sono gli effetti del Coronavirus sulla nostra psiche? Quali le conseguenze del lockdown? Come stiamo cambiando? Ma soprattutto cosa fare per difenderci dagli effetti di tutto questo? Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Stefania Raviola, psicoterapeuta sistemico relazionale.

A partire da febbraio è entrato nelle nostre vite un avversario nuovo e inaspettato, il Coronavirus. Oltre alla paura del contagio si stanno affacciando alla nostra mente molte domande: quanto durerà il lockdown, che effetti avrà sull’economia delle persone e delle famiglie, come gestiremo le nostre abitudini personali e lavorative in funzione di questa nuova “realtà”. Quali sono gli effetti di tutto ciò sulla nostra psiche?

Aggiungerei che da febbraio il Coronavirus ha cambiato in modo repentino e drammatico le nostre vite, le nostre abitudini, il nostro lavoro, i nostri progetti, le nostre emozioni, le nostre relazioni interpersonali e anche la nostra comunicazione.

Il governo ha imposto limiti e restrizioni. C’è chi lavora senza sosta. C’è chi deve stare a casa. Non si può uscire senza una motivazione più che valida. Nel frattempo, siamo bombardati su tutti i canali di comunicazione da informazioni sulla pandemia. Spesso, nelle nostre relazioni interpersonali (ormai perlopiù telefoniche o via internet), si discute solo di questo argomento.

Ciò porta con sé un trauma, una rottura dalla situazione preesistente. Le emozioni nei momenti traumatici si accentuano e, laddove non contenute, sono gestite con piu difficoltà. Ecco che in una situazione traumatica vengono amplificate tutte le tendenze preesistenti: l’ansia, la depressione, l’alienazione, l’aggressività assumono ruoli rilevanti e, nell’incertezza della situazione, si acuiscono in modo esasperato.

La questione più subdola di questo virus, però, è che colpisce chiunque, ovunque, indistintamente, in qualsiasi momento quindi gli estremi di un continuum possono essere un timore ossessivo o una superficiale sensazione di predestinazione che annulla ogni tutela.

Quindi su ciascuno di noi, il trauma sta avendo effetti diversi?

Un trauma richiede, a livello psicologico, la messa in atto di strategie per affrontarlo.
Ognuno ha dovuto mettere in campo le proprie strategie psicologiche; chi per affrontare la situazione attivamente nell’agire e reagire alla situazione “in prima linea”, chi in qualche modo, facendo i conti più intimamente con sé stesso, con le proprie relazioni familiari, col proprio lavoro e con la propria impotenza, restando a casa. Da un giorno all’altro siamo stati sbalzati in una nuova realtà, stiamo combattendo contro un nemico sconosciuto e invisibile, senza possibilità di decisione.

Sono state imposte regole. Queste nuove regole non sono state pienamente interiorizzate dalla collettività in quanto repentine, inaspettate e  a volte contraddittorie. Qualcuno le ha anche considerate ingiuste, perché imposte da chi non riconosciuto come pienamente affidabile e credibile (tecnicamente, un contenitore sicuro).
La reazione alle regole, come immaginabile, ha ottenuto effetti diversi: così come ci sono persone che moralmente e legittimamente seguono le regole sociali,  altre le mettono in discussione o addirittura le aggirano, agendo in modo individualistico e, dal mio punto di vista, egoistico e imprudente.

Quali sono i suoi consigli per gestire l’ansia e lo stress, in particolare, da parte di coloro che sono costretti a stare a casa?

L’ansia e lo stress amplificati da questa situazione, possono essere gestiti (o almeno attenuati in intensità) con diverse modalità.
Prima di tutto suggerisco di non concentrare tutte le proprie energie sul pensiero del Coronavirus. E’ come considerare una persona solo una “diagnosi”. Molti altri aspetti della vita devono continuare ad avere un senso: gli affetti, le proprie aspettative, i progetti…

In secondo luogo è importante non considerarsi solo vittime di leggi imposte dall’esterno, ma considerare “lo stare a casa” come una scelta consapevole, per il bene personale, familiare e sociale. Mi soffermo sul termine scelta: nel momento in cui consideriamo che si tratta di una scelta, ci sentiamo più responsabili e utili per l’evoluzione della situazione.

Poi, condividere con gli altri le proprie preoccupazioni e tensioni può aiutare a esprimerle ed elaborarle. Siamo parte di un sistema sociale e non siamo soli a vivere questa situazione drammatica.

E ancora, dobbiamo utilizzare il tempo a disposizione, non lasciarlo scorrere o “buttarlo”: si tratta di dare sempre un senso ad ogni attività. Ricordiamo che spesso avremmo voluto del tempo libero, ma coinvolti dalla routine frenetica quotidiana non siamo mai riusciti a trovarlo. In questo momento abbiamo tempo e dobbiamo utilizzarlo in modo proficuo.

Infine, suggerisco di non lasciarsi coinvolgere totalmente dalle informazioni del mondo esterno attraverso mezzi di comunicazione di massa quali tv e social: è utile essere informati ma in questo momento siamo letteralmente “bombardati” da notizie continue, numeri di contagiati e di deceduti, notizie vere o verosimili e a volte palesemente false. Costringiamoci ad auto-limitare la quota di informazioni che siamo in grado di sopportare (per approfondire clicca qui).

Quando tutto questo finirà cosa accadrà alla nostra mente?

A seguito di questo evento traumatico giungerà, in un momento post traumatico, la gestione e l’elaborazione di tutte le paure, le incertezze e le ansie che in questi mesi si sono create. Si modificherà qualcosa nelle nostre relazioni interpersonali? Quanto tempo ci vorrà per tornare ad una pseudo-normalità? Avremo imparato qualcosa da questa situazione? Queste sono tutte domande aperte che in qualche modo avranno risposta nel tempo e in base alle risorse personali e sociali che saremo in grado di utilizzare. Certo è che ci vorrà un grande impegno, sia del singolo che di tutta la società per riuscire a trasformare il trauma in un momento di crescita e cambiamento propositivo.


Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale conduce percorsi di psicoterapia e valutazione psicodiagnostica presso il proprio Studio a Torino. Alla docenza nelle Scuole Superiori di psicologia, sociologia, scienze dell’educazione e filosofia, unisce quella destinata alle imprese. Si occupa, infine, di numerosi progetti riguardanti i giovani, sostenendoli nella costruzione di un futuro lavorativo. Ha ideato, conduce e gestisce il programma televisivo, in onda su rete regionale del Piemonte: “Mondo Giovani”.

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