Promuovere un prodotto grazie all'intelligenza collettiva

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Il Crowdsourcing, termime formato dalle parole inglesi crowd (folla) e outsourcing (esternalizzazione di attività), appare per la prima volta nel 2006 sulla rivista Wired con una connotazione fortemente economica e aziendale ma il neologismo, se preso nella sua valenza più ampia, fa riferimento all’intelligenza collettiva ed è la base ‘ideologica’ dalla quale si deve dipanare un qualsiasi progetto strutturato di “Collaborative Marketing“, quando questo debba avere impatto sulla ricerca e sviluppo di nuovi prodotti o se utilizzato per la promozione di un marchio o un prodotto.
Le applicazioni pratiche di progetti che sfruttano, appunto, l’intelligenza collettiva partono da tre elementi portanti: volontà di sfruttare una leva innovativa di promozione, scarsità di risorse economiche da destinare alla comunicazione e al marketing e, grazie allo sviluppo dei social network, crescente voglia dei consumatori di essere presenti, protagonisti e determinanti per il successo di un prodotto in cui credono. Il Collaborative marketing è quindi un’opportunità estremamente ghiotta per imprese, istituzioni e organizzazioni. La creazione di comunità strutturate di utenti, aperte o chiuse, controllate e gestite (o meno) che ‘lavorano‘, anche inconsapevolmente, alla definizione delle caratteristiche di un nuovo progetto o anche alla costruzione della reputazione di un marchio o di un prodotto, è uno sbocco estremamente promettente per le aziende che stanno riducendo in modo preoccupante gli investimenti in promozione. Considerazione, questa, che impatta non solo sulle strategie di marketing, ma anche, e in maniera più ampia, sull’attuale situazione macroeconomica: grandi masse di prodotti che rimangono invenduti per la ridotta capacità di spesa del consumatore.
Se prima il ruolo del marketing era quello di creare il bisogno, oggi deve essere quello di soddisfare il sogno del consumatore che è disposto a spendere (se lo è) solo per prodotti che soddisfano appieno le sue necessità. Presto il consumismo sfrenato lascerà il posto all’acquisto responsabile: tanto vale che le aziende collaborino da subito con i propri consumatori.

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